Prove tecniche di trasmissione

Il punto è sempre cominciare. Non credo di avere mai davvero avuto paura della pagina bianca, ma l’incipit è fondamentale.

Forse è anche per questo che, dopo anni di tentativi e alcune piccole pubblicazioni qua e là, mi sono deciso un po’ ad aprire e far leggere l’agenda dei miei esercizi o – meglio – a tenere un blog di “esercizi di stile”, qualsiasi cosa la locuzione “esercizi di stile” possa richiamare.

Eccomi quindi per la prima volta a scrivere. Cosa mi aspetto da questo blog? Non lo so ancora. Mi aspetto di essere una gradevole lettura, di darvi una serie di spunti di riflessione, perché no, da commentare insieme e infine di essere sorpreso da me stesso e da voi, miei potenziali lettori.

Giusto per essere chiaro, non mi ritengo né un letterato, né uno scrittore, ma un pigro osservatore della realtà, che spesso si lascia agire dai punti di vista. Dunque, qualunque operazione voi leggerete sarà sempre e solo una discrezione del continuum. Il paragone è tra l’occhio e l’obiettivo fotografico. Non essendo un fotografo (in realtà dovrei ancora capire cosa fare “da grande”), il mio strumento principale è l’occhio e la sua capacità di eliminare i caratteri non necessari o ridondanti. L’obiettivo, quindi l’occhio meccanico, ha bisogno di essere guidato e normalmente cattura una realtà di luci e ombre, mentre l’occhio va oltre. L’occhio vede i simboli, la fotografia li realizza, in parte. Ancora ci possiamo chiedere cosa è rimasto al di fuori, mentre la vista, seppure nella sua piccola percentuale di vero fuoco, resta aperta all’ampiezza generale, per riscoprire ancora una volta che è un’operazione di discernimento.

Alla fine ci resta sempre una visione parziale, incompleta, ma non per questo meno affascinante. Per fare questo, bisogna lasciarsi agire dalla vista e ancora non smettere di osservare, aggiungendo via via altri tasselli sensoriali. Sarà un viaggio lungo e articolato e mi rendo conto che queste poche parole serviranno a chiarire molto poco le vostre idee, ma seguitemi: forse, dentro la confusione, nel rumore di fondo, si nasconde un’essenza ancora più importante del soggetto stesso.